Santa Caterina d’Alessandria.
“Sul lato sinistro del Cristo è un’altra S. Caterina rappresantata, secondo la tradizione, su uno sfondo tripartito; dell’iscrizione esegetica rimane solo [..] TRINA – [CA] TRINA -. Nelle prime due campate della navata sinistra troviamo i due affreschi più interessanti dell’ipogeo e gli unici rimasti della primitiva decorazione di questo invaso.”
- D. Fonseca, A. R. Bruno, V. Ingrosso, A. Marotta, Gli insediamenti rupestri medioevali nel Basso Salento, Galatina, Congedo Editore, 1979, pag. 184.
Cristo in trono.
“Nell’abside centrale un altro affresco votivo è stato realizzato dopo la distruzione dell’abside originale, di cui si vedono i resti sulla destra; esso è composto da tre riquadri: al centro un Cristo in trono di grandi dimensioni che regge su uno dei ginocchi un libro aperto su cui si legge:
[ . ]GO qU[.]ISE
SUM qUITUR
LUXI ME[.]NO
MUNI AMUIA
« Io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre (Jo., 8,12). L’affresco è rovinato, manca del tutto il capo del Cristo.
- D. Fonseca, A. R. Bruno, V. Ingrosso, A. Marotta, op. cit. pp. 183-184.
Sant’Antonio Abate.
“A destra è rappresentato, su strato palinsesto, un S. Antonio Abate che regge un Evangelio, mentre ha nell’altra mano un bastone dalla cui base escono lingue di fuoco; s’intravede anche, ai suoi piedi, un maialino. Notiamo come l’iconografia del Santo presenti delle variazioni rispetto alla più antica; infatti se in questa il Santo è considerato come l’asceta perfetto che vince le tentazioni, nelle rappresentazioni più tarde, com’è questa di S. Cassiano, il Santo ha acquisito i caratteri della tradizione più spiccatamente occidentale; si è legato, quindi, ad un substrato cultuale che lo vede protettore degli animali domestici e del cosiddetto « fuoco di S. Antonio>>. Nella parte inferiore del dipinto, su uno sfondo campestre, sono due piccole figure, una maschile e una femminile, che rappresentano i committenti del trittico.”
- D. Fonseca, A. R. Bruno, V. Ingrosso, A. Marotta, op. cit. pag. 184.
“Nella parete immediatamente a sinistra della scala che inizia dalla via monticelli è ricavata la nicchia che originariamente costituiva l’abside principale del la cripta e nella quale è affrescato il trittico del Cristo Eulogo, databile intorno alla metà del Seicento; al centro l’affresco del Cristo benedicente in trono affiancato dalle raffigurazioni di Sant’Antonio abate a destra e di Santa Caterina d’Alessandria a sinistra. Il Cristo annuncia la lieta novella (Cristo euLogo) col libro aperto su cui si legge il passo dell’evangelista Giovanni (VIII, 12) EGO / SUM / LUXI / MU(n)dI / QUI SE / QUITUR / ME NO(n) / AM(b)UL[labit in tenebris]; “LUXI”, evidente errore, sta per LUX ed attesta una conoscenza approssimativa della lingua lati na in chi ebbe a dettare il testo.
Il Sant’Antonio abate (è il santo originario del Cairo) è raffigurato con i consueti attributi del protettore contro il contagio dell’herpes zoster (malattia comunemente denominata fuoco di Sant’Antonio), del protettore degli animali nonché dell’eremita padre del monachesimo; infatti, oltre a sostenere con la sinistra l’immancabile bastone del tau, la stampella simboleggiante il soccorso che i monaci medievali offrivano a zoppi ed infermi, con la destra sostiene un libro, simbolo dell’insegnamento, mentre ai suoi piedi compaiono fiamme e un maialino. Raffigurazione sostanzialmente simile a quella dello stesso santo che sarà affrescato nel XIV sec. nella non lontana chiesa cripta dei Santi Stefani a Vaste. Ai piedi del santo si scorgono, entro un riquadro separato, le figure oranti dei due committenti dell’intero trittico, inginocchiati e col rosario tra le mani. Anche l’immagine di Santa Caterina d’Alessandria è quella ricorrente: la santa è coronata e sostiene la ruota dentata e la palma simboleggiante il martirio. Sul lato sinistro dell’affresco restano le ultime tracce dell’iscrizione esegetica [SANCTA CA]TRINI nella variante itacistica dialettale di derivazione greca.”
M. Peluso,V. Peluso, Guida di San Cassiano, Congedo Editore, Galatina 2012, pp. 28, 30.
Santa Caterina d’Alessandria, Madonna con Bambino (Madonna di Leuca), Madonna con Bambino.
“Sulla parete di fondo, nella prima nicchia-abside, è rappresentato un trittico: al centro è una Vergine in trono con Bambino, benedicente alla greca. La Vergine indossa una tunica bianca a orbicoli perlinati tipici del gusto popolare e alla sinistra del capo si legge la sigla:
M: D:. E/V: G: I: E – M(A)D[R]E V(E)(R)GI(N)E -, a destra la data 1596; in basso due piccole figure votive di bambini. A destra della Vergine altra Santa con Bambino , probabilmente una S. Anna; ai lati del capo resti d’iscrizione, ai piedi una piccola figura votiva maschile. A sinistra della Vergine una Santa Caterina rappresentata nell’iconografia tradizionale – palma e ruota -; sul capo vi è l’iscrizione esegetica ed ai piedi una figurina votiva femminile che regge il rosario.”
C. D. Fonseca, A. R. Bruno, V. Ingrosso, A. Marotta, op. cit. pag. 183.
“Sulla stessa parete rivolta ad est si apre la nicchia entro cui, nel 1596, fu affrescato il trittico della Madonna di Leuca, con l’immagine centrale della Madonna di Leuca affiancata a destra da una Madonna che allatta il Bambino Gesù e, a sinistra, ancora una volta da una Santa Caterina d’Alessandria. Il fatto che la santa d’Alessandria compaia due volte nello stesso luogo di culto, indica che le due distinte immagini costituiscono altrettanti ex voto resi in tempi differenti da soggetti differenti e che le stesse vanno ricollegate alla particolare devozione verso la santa da parte delle donne che anticamente la invocavano per vedere assicurato il dono del latte ai propri nati (il riferimento è alla passio della santa da cui corpo, mozzato il capo, stillò latte); non a caso, committente di questo affresco è una donna, raffigurata alla sinistra della santa. Anche in questa raffigurazione la santa appare con gli stessi attributi ma l’iscrizione esegetica è italiana. Nel riquadro centrale del trittico è raffigurata la Madonna di Leuca, in terra salentina venerata nel modello iconografico tradizionale della Madonna in trono col Bambino benedicente. La data del trittico è affiancata dall’iscrizione esegetica S(anta) / M(aria) DE LE / UCHE (dove le abbreviature sono racchiuse entro punti distinguenti e Leuche sta per Leuca, forma localmente ben attestata in fonti do umentali e letterarie del Cinquecento e del Seicento). Il trittico è legato al culto tipicamente salentino della Madonna di Leuca che, in posizione centrale, costituisce il soggetto principale del gruppo pittorico. La Madonna sostiene il Bambino Gesù che con la destra benedice e con la sinistra sostiene il libro simbolo della buona novella; analoga raffigurazione del Cristo ricorre negli affreschi delle chiese-cripte di Poggiardo, Carpignano, Supersano e Cursi. […] Alla destra del riquadro raffigurante la Madonna di Leuca vi è quello raffigurante la Virgo lactans, la Madonna che allatta il Bambino Gesù accompagnata dall’abbreviatura esegetica M(ater) D( omini) ; i mm agin e mariana spesso venerata proprio sotto il più breve titolo di Madonna della Consolazione e che pure rimanda alla Vergine protettrice delle puerpere.
- Peluso,V. Peluso, op. cit. pp. 30-31, 33-34.
“Nella parete di fondo è visibile un trittico con al centro una Vergine in trono con Bambino; a sinistra del volto della Vergine si legge:
M.D.E./V.G.I.E. (M(A)D(R)E V(ER)GI(N)E). Segue la data 1596, anno in cui l’affresco è stato ritoccato. A destra della Vergine una Santa col Bambino e a sinistra Santa Caterina d’Alessandria con palma e ruota, simboli del martirio. Ai piedi della Vergine vi sono raffigurate ai lati due piccole figure di un uomo e di una donna che probabilmente dovevano essere i committenti: il barone Giovanni Francesco Santabarbara e sua moglie Giuditta che comprò il feudo di San Cassiano da Vittoria Doria e lo tenne fino al 1602”.
- Abati, San Cassiano Sacra, Editrice Salentina, Galatina 2013, pp. 54-55.
Madonna con Bambino.
“Sulla parete destra, nelle prime due nicchie rimangono solo tracce di colore; nella terza vi è l’altare barocco, in cui è inserito il volto d’una Vergine con Bambino più volte ritoccato; il Bambino ha il nimbo crocesignato e il resto di tale affresco è nascosto dall’altare.”
- D. Fonseca, A. R. Bruno, V. Ingrosso, A. Marotta, op. cit. pag. 183.
“Alla contigua parete rivolta a sud è addossato l’altare della titolare su cul si imposta un pannello decorativo settecentesco in pietra leccese al centro del quale una raggiera forata fa vedere l’immagine della Madonna col Bambino affrescata sulla parete immediatamente retrostante e databile intorno alla fine del Quattrocento.”
- Peluso,V. Peluso, op. cit. pag. 34.
Annunciazione.
Entrando dall’ingresso principale, a destra, inserita nell’altare cinquecentesco è raffigurata un’Annunciazione. L’affresco, palinsesto, ci presenta la Vergine sulla destra e l’Arcangelo inginocchiato a sinistra con sullo sfondo i resti di un edificio. La Vergine appartiene allo strato più profondo di intonaco, mentre l’Arcangelo a quello superiore; quindi i due affreschi sovrapposti rappresentano la stessa scena sacra. Non vi è traccia di iscrizione e l’affresco è in più parti rovinato. Nell’intradosso della nicchia formata dall’altare è rappresentato un cielo stellato con al centro il Sole in cui è una croce con un’iscrizione illeggibile. Sui piedritti, anch’essi affrescati, i dipinti sono completamente rovinati come sul lato destro, o solo in parte visibili come sul lato sinistro in cui rimane un Santo con barba.
- D. Fonseca, A. R. Bruno, V. Ingrosso, A. Marotta, op. cit. pag. 183.
“[…] l’altare dell’Annunziata con l’affresco della titolare dipinto entro una nicchia anteriormente circo scritta da ornati cinquecenteschi in pietra leccese, molto probabilmente di riporto. La superficie di intradosso di questi ultimi è affrescata; superiormente si distingue un cielo stellato al centro del quale è raffigurato il sole col trigramma IHS sormontato da una croce (è il c.d. trigramma di San Bernardino da Siena), sul lato destro si distingue ben poco mentre sul lato sinistro si intravedono le ultime tracce della figura di un santo vescovo con il pastorale (forse un s. Nicola). Un documento del 1608 attesta che questo altare era stato costruito non molto tempo prima dal devoto del luogo Andrea Arnone che si era riservato il diritto di sepoltura entro un sepolcro scavato ai piedi dell’altare
- Peluso,V. Peluso, op. cit. pp. 36, 38.
Madonna con Bambino e Santa Lucia.
“Vergine con Bambino e S. Lucia. L’affresco occupa tutta la nicchia; la Vergine olosoma regge il Bambino sul braccio destro; alla sua sinistra è l’iscrizione MATER nei tipici caratteri angioini. A sinistra è S. Lucia che, anch’essa olosoma, regge in una mano la palma e nell’altra un piatto in posizione verticale su cui sono dipinti due occhi; indossa un velo di pizzo sui capelli e una veletta di tipo orientale scostata dal volto. Mentre il nimbo della Vergine è puntinato, quello del Bimbo è crocesignato. L’affresco sebbene in più parti rovinato, soprattutto nella zona destra, è molto raffinato sia dal punto di vista compositivo sia dal punto di vista dell’attenzione ai particolari. […] “La Vergine con S. Lucia può essere ricondotta al XIII sec.”
- D. Fonseca, A. R. Bruno, V. Ingrosso, A. Marotta, op. cit. pp. 184-185.
“Alcune tracce di affresco residuano sulla parete subito dopo la scala di accesso coperta e, sul lato della cripta rivolto a nord, nella prima nicchia si distingue una Madonna con Bambino e Santa Lucia riferibile alla metà Duecento; la santa è facilmente identificabile dai due occhi raffigurati sul piatto che la stessa sostiene in posizione verticale; la figura della Vergine è accompagnata dall’iscrizione esegetica MATER D(omini) in caratteri perfettamente gotici dove il secondo termine abbreviato è reso da una sorta di omega schiacciata ed allungata, sovrapposta a MATER”.
- Peluso,V. Peluso, op. cit. pag. 38.
San Teodoro.
“S. Teodoro. […] di cui si vede soltanto il volto, la criniera del cavallo, e un braccio che impugna una lancia. Il Santo porta tra i capelli una corona di pietre preziose, indossa un omophorion crocesignato e ha il nimbo giallo bordato di bianco; sulla destra è una lunga iscrizione di cui rimane:
ϴEω[.]O[.]O[.]oSTPATHΓ[…] — ϴE Ω[Δ]O[P]O[C] ὁ STPATHΓ [ÓC] – Teodoro lo stratega —.
Anche questo affresco è di pregevole fattura, purtroppo è completamente rovinato nella parte inferiore […] Per il santo guerriero può essere avanzata anche una datazione […] forse fine del XII sec”.
- D. Fonseca, A. R. Bruno, V. Ingrosso, A. Marotta, op. cit. pp. 184-185.
“Il più antico affresco superstite, quello raffigurante San Teodoro a cavallo, consente di datare tra la fine del XII ed i primi del XIII secolo la costruzione dell’ipogeo, quasi certamente il primo luogo di culto della minuscola comunità locale, realizzato non appena questa si insediò nella zona. […] Nella nicchia immediatamente successiva è raffigurato San Teodoro a cavallo il cui culto era molto diffuso nel Salento bizantino in quanto protettore delle armate bizantine che avevano il loro maggiore avamposto in Brindisi, città di cui il santo è l’antichissimo protettore; questo affresco appartiene a pittore diverso da quello dell’attiguo affresco della Vergine con Santa Lucia rispetto al quale va leggermente retrodatato”. […]“il San Teodoro qui raffigurato è, per l’ap punto, il santo condottiero come indicano i caratteri in greco bizantino dell’iscrizione esegetica Teodoros stratilatis ormai di difficilissima lettura”.
- Peluso,V. Peluso, op. cit. pag. 38.
NOTA GENERALE
“A parte gli ultimi due (Vergine con Bambino e Santa lucia, San Teodoro N.D.R.), dianzi descritti tutti gli altri affreschi sono databili al tardo XVI sec., con ritocchi successivi […]”.
- D. Fonseca, A. R. Bruno, V. Ingrosso, A. Marotta, op. cit. pag. 185.